La poetica tenta di plasmare un tessuto dinamico e impalpabile evidenziando l’aspetto più rude e leale della complicata rete di relazioni umane attraverso stratificazioni e destrutturazioni dei gesti.
I continui sbalzi ritmici e improvvisi del movimento coreografico, un insieme di vibrazioni allevianti e convulse, avvolgenti e rarefatte mirano ad accompagnare lo spettatore in un mondo di avvenimenti e interazioni, un pullulare continuo e irrequieto di scavi nelle pieghe dell’anima per restituirne visibilità.
Ed è proprio in quell’urgenza di restituire visibilità alle realtà che già esistono dentro ognuno di noi ma che non hanno ancora trovato un loro linguaggio, che si definisce la chiave di lettura delle creazioni coreografiche di DNA.
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