Siamo nel 1962, a Faenza. Intorno a una grande tavola si riuniscono alcuni dei più agguerriti tra i difensori dei vini romagnoli – Elio Assirelli e il segretario comunale Alteo Dolcini – con l’intento di delineare la struttura e i compiti di un “Consorzio per la difesa dei vini tipici romagnoli”.
Nell’ottobre dello stesso anno l’organismo viene legalmente costituito: è la nascita dell’Ente Tutela Vini di Romagna, che si dota ben presto di un’immagine che ne rispecchi l’identità.
Il marchio delineato va nella direzione di un’iconografia in cui tutti possano riconoscersi.
Viene scelto il Passatore, Stefano Pelloni, il brigante romagnolo che a metà XIX secolo soleva scorrazzare per le terre di Romagna suscitando il terrore dei nobili e ricevendo ammirazione dalle classi popolari
Il Consorzio Vini di Romagna opera da sempre per sostenere la qualità dei vini romagnoli, l’equilibrio dei prezzi e la promozione del prodotto e del suo territorio. Tutelare una cultura vitivinicola significa valorizzare e farsi portavoce di un’eccellenza: il buon vino della Romagna, quel bè che ne rispecchia l’essenza identitaria
Nel corso degli anni l’attività si è ampliata notevolmente: il numero dei viticoltori e delle cantine associate è incrementato sensibilmente.
Oggi questa realtà può dirsi a tutti gli effetti protagonista della crescita enologica della Romagna che ha raggiunto in questi ultimi anni livelli di eccellenza qualitativa.
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