In una realtà territoriale come quella del Salento, dove le vicende storiche, combinate ai fattori fisici, hanno definito paesaggi inconsueti ed hanno prodotto architetture di un fascino singolare, ciò che maggiormente risalta, ancora oggi, è quel senso di continuità spaziale, diciamo pure di interdipendenza, tra il mare, la campagna e la città. Ed è proprio quella continuità che conferisce a questa estrema regione d’Italia una marcata individualità.
Avvolgente nei suoi colori, affascinante per la sua storia, sorprendente per l’unicità dei suoi territori, il Salento regala immagini e sensazioni sempre nuove. Esso è un connubio fra la terra e i suoi frutti ma anche fra la terra e le sue fonti: il sole, sempre generoso e prolifico, e l’acqua; e poi i venti, il gradevole contendersi fra quelli provenienti dalla costa adriatica e quelli che giungono da sud, dallo Jonio, e che regalano alle colture quel sapore e quella sapidità inconfondibile e deliziosa. E la terra e la sua gente, tradizionalmente china sulle proprie piante a controllarne scrupolosamente la crescita e la salute fino al raccolto.
Ed è proprio all’impegno crescente dei produttori che si deve la crescita qualitativa del comparto vinicolo; finalmente consapevoli della generosità di questo loro territorio, hanno compiuto scelte importanti per la valorizzazione delle uve e delle cultivar autoctone.
L’amore e la cura della vite ed il vino hanno caratterizzato profondamente la storia della famiglia Leo fin dagli inizi del ‘900. In quegli anni il capostipite dell’azienda, nonno ed omonimo dell’ultimo erede Paolo Leo, iniziò a vinificare le uve dei suoi vigneti nel palmento di famiglia, oggi testimonianza “recuperata” del suo lavoro ed impiegato come bottaia per lo stoccaggio e l’affinamento dei vini destinati all’invecchiamento.
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