La pianta prunus cerasus varietà austera produce ciliegie acide chiamate visciole. Nelle Marche, il vino di visciola anticamente si produceva per rendere più gradevoli i vini robusti dei Castelli di Jesi (Rosso Piceno, Conero) e per omaggiare le signore.
I nobili e il clero ne facevano ampio uso come vino da dessert chiamandolo "vino degli angeli".
I contadini producevano vino di visciola per centellinarlo solo nelle grandi ricorrenze e lo chiamavano "sangue di strega", atrribuendogli proprietà afrodisiache.
Nel mese di giugno le cigliegie selvatiche, raccolte a mano, vengono poste in damigiane di vetro con lo zucchero ed esposte al sole a fermentare per circa 50 giorni. Terminata la fermentazione il succo prodotto viene separato dalle ciliegie e posto nelle botti di acciaio. Le cigliegie invece vengono aggiunte al mosto di vino rosso per fermentare ulteriormente fino a febbraio.
Alla fine del mese di febbraio il succo conservato nelle botti viene aggunto al mosto che nel frattempo è diventato vino. Il prodotto resta in affinamento nelle botti per sei mesi e poi imbottigliato. Dopo ca. 2 mesi di affinamento, la Visciolata del Cardinale è pronta per la vendita.
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