Stavolta voglio parlare di una storia fantastica che si è svolta in questi vent’anni nell’oltrePo mantovano. Siamo a San Giacomo delle Segnate. In uno dei luoghi lombardi più distanti da Milano. In quel pezzo di emilia lombarda che sta a sud del grande fiume e che di fatto rappresenta una miscela esplosiva di culture e tradizioni.
In questo luogo infatti una ventina di anni fa un uomo che già fu allevatore di bovini, passato all’allevamento avicolo, non abbia accettato la logica della dipendenza dalle grandi aziende mangimistiche che dominavamo la scena della fiorente zootecnia local. Egli scelse di compiere un gesto, ai più incomprensibile, che ha segnato una svolta importante per se e per il suo territorio. Un gesto che potremmo definire eroico e in controtendenza.
Il cappone in vescica altro non è che un piatto incredibile tratto da un’antica ricetta dell’Artusi, che in epoca rinascimentale lo preparava cuocendolo in una vescica di bue infilzato in una canna di sambuco.
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